I graffiti sul muro di Betlemme

betlemme vista dall'alto

E così arrivai a Betlemme. Città di grandissima importanza per tutti gli aderenti alla religione Cattolica. Posto che, secondo la tradizione, diede vita a quello che è considerato il Figlio di Dio. Sì, c’è la Basilica della Natività, la Grotta del Latte, ma onestamente queste per me erano attrazioni di seconda importanza. Io volevo andare a Betlemme, in Palestina, per vedere i graffiti impressi sul muro di separazione.

Ci volevo arrivare perché volevo capire più a fondo cosa significa una barriera del genere, i limiti imposti da una struttura di questo tipo, la violenza che cela una roba così mastodontica e la vergogna che non subisce questa terribile costruzione. La storia, volevo avere una consapevolezza maggiore sulla storia contemporanea. Avevo bisogno di toccarla con le mie mani, sfiorare questa aberrazione, dovevo arrabbiarmi, ancora di più!

Come arrivare a Betlemme e come muoversi per andare al muro

Sono arrivata a Betlemme partendo da Gerusalemme con il bus numero 231. L’autobus lo trovate subito fuori le mura della città e il biglietto lo potete acquistare direttamente a bordo. Il tragitto è di circa 20 minuti, ma badate bene al traffico perché alle volte è davvero estenuante.

Ricordatevi, inoltre, di portare il passaporto con voi in quanto entrerete in uno Stato diverso rispetto a quello di Gerusalemme. A me la prima volta che sono andata non è successo, ma la seconda mi è capitato di veder salire sull’autobus dei militari israeliani con tanto di mitra per controllare i documenti. Sì, davvero inquietante, ma non allarmatevi, faranno solo degli accertamenti.

alcuni graffiti sul muro di separazione
Benvenuti a Betlemme

Una volta arrivati a Betlemme potrete muovervi con i mezzi interni, a piedi, oppure con il taxi. Io personalmente ho optato per il taxi. O meglio, ero coordinatrice di un viaggio di gruppo organizzato da BHS Travel e avevo provveduto a riservare un taxi come richiesto dal Tour Operator. Sostengo che sia la soluzione migliore, soprattutto nel caso in cui si abbia poco tempo a disposizione. Alcuni graffiti, infatti, sono dislocati rispetto al muro e non è facile trovarli.

Ah, una cosa importantissima: trattate, trattate e poi ritrattate il prezzo, altrimenti rischiate di pagare una cifra eccessiva.

Un giro tra i graffiti più famosi di Banksy vicini al muro di Betlemme

Betlemme si sviluppa in altezza e la barriera di separazione è, ahimè, visibile da ogni belvedere della città. Stiamo parlando di un muro che occupa un territorio di oltre 700 chilometri, fatto di cemento armato, filo spinato e torrette di controllo.

Certo, non è distinguibile per tutta la sua lunghezza, ma vi posso assicurare che dai differenti punti panoramici è possibile vederne dei tratti. Angosciante e molto! Sentirne parlare, vedere video e foto non è come osservare questa gigantesca parete dal vivo.

Rendersi conto di quanto divida e circoscriva è impressionante, lascia un amaro in bocca che, almeno nel mio caso, è durato per giorni. E ci sono i graffiti nel muro di Betlemme, murales che inneggiano alla pace, utilizzati, quindi, come strumento di protesta.

trump-in-murale-palestina
Tra i graffiti di Betlemme

Opere artistiche che lanciano messaggi chiari e precisi, delle provocazioni necessarie. Ma prima di mostrarvi alcune delle composizioni più significative (almeno per me), voglio parlarvi di due murales particolarmente importanti disegnati sui divisori di alcune strutture private (ecco perché serve un taxi).

“Il lanciatore di fiori” di Banksy

Forse una delle pitture su parete più famose di Banksy. Una delle più iconiche, una di quelle che desideravo osservare per l’enorme significato che sprigiona. Ma come vi accennavo in precedenza, questo graffito non si trova sul muro di Betlemme, ma sul tramezzo di un fabbricato posto dietro a un benzinaio.

È stato disegnato in un posto così insolito che quando me lo sono ritrovato di fronte ho per un attimo dubitato della sua veridicità. Ma no! Era lui in tutto il suo incredibile e amaro splendore e in circa 5 metri di altezza.

banksy il lanciatore di fiori
Il lanciatore di fiori

Un giovane ragazzo che tira un mazzo di fiori al posto di una bomba molotov. Sì, quel che Banksy riporta è chiaramente un uomo coinvolto in uno scontro (la bandana in viso a testimoniare ciò) che si affida al potere dei fiori che, tra l’altro, sono l’unico elemento colorato della rappresentazione.

Le piante sono, quindi, simbologia di speranza, come se potessero distruggere il muro. Riflettendoci, infatti, credo che il writer inglese lo abbia dipinto lì proprio per creare l’effetto di un lancio di fiori sul muro di separazione, per poterlo abbattere al fine di trovare la pace.

“La Colomba della Pace” di Banksy

Anche quest’opera di uno degli street artist più famosi del mondo non è stata realizzata sul Muro. Si trova un po’ prima e l’impatto che si ha con essa è decisamente toccante. Ricordo che quando me la sono ritrovata di fronte ho sgranato gli occhi e ho ho esclamato “Mamma Mia! Meravigliosa e agghiacciante!” Con tanto di occhiata rivolta al tassista palestinese che mi ha guardata annuendo.

banksy la colomba della pace
La Colomba della Pace

C’è un cartello con scritto “Benvenuti in Palestina. Benvenuti a Betlemme” e accanto questa colomba con un giubbotto antiproiettili, un mirino rosso nel petto e nel becco un ramo di ulivo. Il volatile è chiaramente simbolo di pace, come lo è il filo di ulivo. Mentre il giubbino indossato e il mirino sul torace stanno ad indicare un’aggressiva violazione della libertà. Il messaggio arriva diretto all’anima e la crudeltà della guerra è davvero impressa su un muro.

Betlemme e la street art del Muro di Separazione

È davvero difficile riuscire a essere chiari nel raccontare ciò che si prova di fronte a questa barriera. Un muro raccapricciante di cemento armato alto 8 metri, con uno straziante susseguirsi di torrette di controllo, mitragliatrici e telecamere.

Una totale inosservanza dei diritti e della libertà personale. Una brutalità illegale e ingiustificata che sta lì già da decine di anni. 700 chilometri atroci di cui io ho visto solo una parte, quella che sto per raccontarvi.

Parole e bambini sul muro di Betlemme

Non so dirvi se sia originale o una riproduzione, ma quella che vedete in questa foto è un’ opera di di Cakes Stancils. L’artista è solito raffigurare bambini che hanno completamente perso la loro innocenza. Crea situazioni di gioco in campi di guerra.

graffiti muro betlemme cakes stancils
L’opera di Cakes Stancils

Come nel caso di questo graffito: un bimbo palestinese che è convinto di partecipare a una gara di corsa, anche se inseguito da militari israeliani. Il filo spinato, che simboleggia la vita dall’altra parte del muro, è la barriera che deve oltrepassare per vincere, per arrivare alla pace. L’autore sceglie i ragazzini perché questi, con la loro immaginazione, riescono a vedere sempre un lato positivo. Come questa corsa verso la libertà, cercando di abbattere un filo spinato.

Ahed Tamimi di Jorit Agoch

Tra i vari graffiti sul muro di Betlemme troviamo anche un’opera di un artista italiano. Il suo nome è Jorit Agoch e su quella parete ha davvero creato uno dei suoi capolavori. Un ritratto alto 4 metri di Ahed Tamimi, palestinese di 17 anni rimasta in carcere per 8 mesi per aver contestato dei militari israeliani che si erano infiltrati nel giardino di casa sua.

Gesto che la fece diventare icona della resistenza palestinese. Fu proprio per questo motivo, forse, che lo street artist napoletano venne arrestato per 24 ore dalle autorità israeliane, ma praticamente a opera ultimata.

graffititi di jorit agoch sul muro di betlemme
Ahed Tamimi

La gigantografia di Ahed è incredibilmente realistica. Il suo bel volto irradia uno sguardo deciso attraverso cui il writer ha voluto esprimere “forza di volontà e rabbia di un popolo”. Io so solo che mi sono sentita totalmente catturata da quegli occhi e dal quell’espressione di rivalsa, di necessità di reagire a evidenti situazioni di sottomissione e impotenza.

Make Hummus not Walls

È una sorta di slogan “Make Hummus not Walls” incisa tra i pilastri di cemento della barriera di separazione. Tradotto vuol dire: “Fate l’hummus (bontà culinaria palestinese), non fate la guerra”. Il riferimento a “Make Love not War” credo che sia piuttosto chiaro a tutti. Mi riferisco al motto utilizzato da un movimento pacifista durante la guerra del Vietnam, vale a dire “Fate l’amore, non fate la guerra“.

make hummus not walls tra i murales a betlemme nella barriera di separazione
Make Hummus not Walls

Suppongo che il messaggio arrivi dritto, deciso e ben distinto da non aver bisogno di ulteriori spiegazioni.

Gli Angeli che lottano per la pace di Banksy

Voglio concludere questo viaggio tra i graffiti dipinti sul muro di separazione innalzato a Betlemme con questa ulteriore opera dell’artista di Bristol. Non so dirvi il nome esatto di questo murale, so, però, che dopo averlo ammirato dal vivo mi auguro ancor di più che questo”invito” venga colto il prima possibile.

banksy angeli della pace tra i graffiti a betlemme sul muro
Angeli della pace

Quest’opera raffigura due angeli (simboli di pace e fratellanza), uno palestinese e l’altro israeliano, che con la forza, la decisione e un piede di porco tentano di aprire un varco in quello che è un vero e proprio muro della vergogna.

Ah, nel 2017 Bansky ha anche inaugurato un hotel “The Walled Off“che affaccia direttamente sul muro . Il suo obiettivo era proprio quello di creare un albergo nel punto in cui ci fosse “la peggiore vista del mondo”, per far riflettere sulla condizione di guerra esistente.


È altamente sconvolgente questo muro e a tratti doloroso, ma sostengo che una visita sia d’obbligo per tutti per avere un contatto effettivo con la storia attuale. Eventi che parlano di barbarie e illegalità. Persone rinchiuse in una gabbia costruita in cemento armato e che subiscono continue violenze e oppressioni. Una pagina dei giorni nostri davvero terribile e che gli artisti di strada cercano di denunciare e contestare con delle innocue bombolette spray. Provano a farcelo capire, eppure, dopo circa 20 anni, le dimensioni di quel muro continuano a crescere.

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7 commenti

  1. Trovo che le opere di Banksy siano sempre molto incisive, soprattutto quelle di cui hai parlato. Vorrei tanto visitare la Palestina anche se poi non tornerei più la stessa dopo aver visto certe cose…

    1. Ciao Elisa,

      le opere di Bansky sono straordinarie, ma devo dire che anche quelle degli altri artisti non sono da meno. Sono d’accordo con te. Tornare come si era partiti dalla Palestina è praticamente impossibile. Ma proprio per questo penso che sia una meta in cui dovremmo andare tutti.
      Grazie per essere passata!

  2. Sono stata a Betlemme tantissimi anni fa, quando di Banksy non si parlava ancora! Ammetto che vorrei tornare soprattutto per “lui”. Ho visto le sue opere in mostra qui a Milano, ma ovviamente non è per nulla la stessa cosa

    1. Ciao Valeria,

      ho avuto la fortuna di tornare a Betlemme a gennaio di quest’anno e sono davvero convinta che, a prescindere da Banksy, ci si dovrebbe passare tutti. È una tappa importante per comprendere la brutalità della storia contemporanea

  3. Ecco, questa è una destinazione che mi affascina moltissimo e che mi piacerebbe molto vedere. Grazie per aver condiviso con noi tante informazioni interessanti!

    1. Ciao Teresa,

      e grazie a te! Consiglio sempre a tutti di visitare Betlemme. Un vero spaccato della storia contemporanea che vale la pensa conoscere più a fondo.

  4. Ciao! Oggi con i miei bambini abbiamo dipinto un grande arcobaleno, poi abbiamo ritagliato la sagoma del laciatore di fiori e l’abbiamo incollata sopra. Poi abbiamo letto il tuo racconto e siamo entrati nei tuoi occhi, abbiamo visto questo muro e sentito la tua angoscia. Grazie per la condivisione delle tue esperienze.

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